UN DOLCE PER LA REGINA TRISTE

La chiamavano “la regina che non ride mai”. Una ragazza carina, ma piccola, minuta, vestita sempre con estrema semplicità. Non sopportava la vita di corte e disdegnava anche la classe nobile alla quale apparteneva. Maria Teresa d'Asburgo-Teschen (1816-1867) divenne Regina, quando all'età di ventun anni andò sposa a Napoli di Ferdinando II di Borbone (1810-1859) Re delle Due Sicilie, vedovo di Maria Cristina di Savoia e padre del piccolo Francesco, che sarebbe succeduto al padre.

Maria Theresa of Austria queen of the Two SiciliesSecondo alcuni pettegolezzi di corte, Maria Teresa era triste perché Ferdinando, grassottello e forsennato amante della buona cucina, non era proprio il principe azzurro che forse aveva sognato. In seguito a sua maestà affibbiarono il soprannome di “re bomba”, secondo alcuni per via del suo ventre prominente, ma in realtà perché aveva fatto bombardare crudelmente popolazioni inermi. Ma lei, Maria Teresa, fedele agli impegni assunti, tentò di adattarsi alla situazione. Fu una madre attenta con il figliastro Francesco e si occupò perfino degli affari di Stato, dispensando con fermezza consigli al sovrano consorte. Quando la ragion di Stato non le consentiva di assistere a riunioni e colloqui ufficiali, non esitava ad origliare e spiare dalla Ferdinand Zweite von Neapel Sizilienfessura delle porte socchiuse.

A quella donna, così difficile nei gusti e sempre severa nei giudizi, un giorno il cuoco di corte, concludendo il pranzo di Pasqua, fece assaggiare un dolce tipico: la pastiera. La regina addentò, gustò… e il suo volto come per incanto si illuminò di un sorriso. A lei, cui non piaceva quasi nulla di quella terra e di quel regno, la pastiera era piaciuta.

“Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera!”, commentò sorpreso Re Ferdinando. “Ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

È solo un aneddoto ben noto a Napoli, ma serve a validare la fama di dolce pasquale per eccellenza che merita la pastiera.

Secondo alcuni, l'origine di questo gustosa squisitezza risalirebbe al XVI secolo, grazie alla ricetta di una suora del convento delle benedettine di San Gregorio Armeno, nel pieno centro di Napoli, che per prima la preparò in onore della Santa Pasqua.Nap 4

Una leggenda racconta invece che la creazione della pastiera sarebbe legata al mare di Napoli e ai suoi pescatori. Le mogli di costoro avrebbero lasciato sulla spiaggia cesti pieni di grano, uova, ricotta, frutta candita, fiori d'arancio, come offerta perché il mare proteggesse i loro uomini. Ma durante la notte, avvenne qualcosa di incredibile: quel ben di Dio si era mescolato prodigiosamente e aveva dato vita a un dolce già pronto, la pastiera. Un dono del Mare per quelle donne fedeli che poterono anche riabbracciare i loro uomini rientrati sani, salvi e carichi di pesci.

Senza nomeNaturalmente, non mancano altre storie sulle origini della pastiera. Quella che più ci piace ricordare, risale all'antichità remota popolata da divinità leggendarie. Sembra che la sirena Partenope avesse scelto come sua dimora il Golfo di Napoli, per la sua unicità e la sua straordinaria bellezza. Gli abitanti di quelle zone vollero dimostrare a Partenope la loro gratitudine per il suono incantevole della sua voce melodiosa. Scelsero così sette tra le più belle fanciulle dei villaggi intorno al golfo, incaricandole di regalare alla sirena sette doni della natura: il grano tenero e la farina, come simboli di fecondità, l'acqua di fiori d'arancio e la frutta candita che ricordano il profumo della terra campana e lo zucchero la dolcezza. Partenope gradì i doni, li mescolò e creò un dolce unico: la pastiera napoletana. Un vero dono divino.

Letto 1714 volte Ultima modifica il Giovedì, 09 Aprile 2020
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Bepi Marzulli

Barese di nascita, studi superiori a Torino e Roma, la sua città di adozione, Bepi Marzulli è iscritto all'Albo dei Giornalisti dal 1977. Le origini familiari, radicate nell'imprenditiorialità di cinema e teatro, gli hanno consentito, giovane studente universitario, di accostarsi al mondo dell'editoria scrivendo numerosi soggetti e sceneggiature per la più importante casa editrice di fotoromanzi, la Lancio, di cui, anni dopo, è stato Direttore Generale. Ha lavorato per molti anni a Parigi, a capo della Rusconi France, dirigendo riviste di moda come Femme e Mariages, di arredamento, Décoration Internationale, e di archeologia come L'Archéologue e Archéologie Nouvelle

Tornato a lavorare in Italia, ha creato e dirige da oltre vent'anni Axioma, una società di outsourcing editoriale che produce periodici e contenuti giornalistici per Editori come Mondadori, Rizzoli Rcs, Cairo. Collabora con varie testate, scrivendo di vari argomenti tra cui enigmistica e gastronomia.

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