Viviamo a Cannes ormai da qualche mese, costretti ad un esilio forzato da quel maledetto virus che ci ha colti qui, cambiando le nostre abitudini di vita. L'11 maggio scorso, il governo di Parigi ha rimesso in libertà 66 milioni di cittadini che non aspettavano altro. E anche noi. Ci aspettavamo una specie di rumorosa esplosione dopo tante settimane di confinamento. Invece tutto si è svolto con calma, quasi sottovoce. Il déconfinement ha avuto luogo in modi e in orari diversi. Per esempio, alcuni parrucchieri, prevedendo un affollamento record, hanno aperto i loro saloni un minuto dopo la mezzanotte del 10 maggio. Molti clienti si erano già prenotati e quindi per tutta la notte del primo giorno di libertà è stato uno sforbiciare e un radere continuo. Una liberazione anche questa… E poi, questa mattina, il vento forte e il mare hanno fatto esplodere la gioia di vivere di centinaia di appassionati sportivi.
Ho già scritto in altre occasioni che questa città è diversa da tante altre, perché è meravigliosamente ben amministrata. Tutto è pulito e in ordine, le strade, i marciapiedi, il meraviglioso lungomare della Croisette. Onore al sindaco e ai suoi collaboratori che spendono sapientemente e in modo limpido e corretto il denaro pubblico. Per dirne una: il governo di Parigi aveva appena annunciato che avrebbe concesso agevolazioni di ogni tipo ai cittadini che per i loro spostamenti avessero scelto biciclette e monopattini. Ebbene, appena qualche ora dopo, decine e decine di operai erano già al lavoro per ridisegnare la segnaletica stradale in tutta la città, al fine di creare piste ciclabili in doppia via. Approssimandosi la stagione balneare, tutte le spiagge della città sono sottoposte ad ampliamenti, ammodernamenti e miglioramenti di ogni tipo.
Certo, in tempi normali, Cannes starebbe vivendo il periodo brillante del suo celebre Festival cinematografico, le sue strade sarebbero percorse da favolose auto provenienti da tutto il mondo, i grandi alberghi e i locali pubblici strariperebbero di turisti e personalità celebri. E tutti aspetterebbero di assistere allo straordinario spettacolo delle star del cinema che sfilano sul red carpet del Palazzo del Festival, per poi riversarsi sulle rive del mare per godere dell'immancabile spettacolo dei fuochi d'artificio.
Quest'anno non accadrà niente di tutto questo. Ma la città è ugualmente splendente, magnifica. L'aria che si respira, densa di umori marini, fa bene al corpo e allo spirito. Le gente è bene educata, le signore di una certa età portano a spasso con grande eleganza i loro toutous adorati, quei cagnolini da compagnia provenienti da chissà quali universi sconosciuti. Incrociando chiunque per strada, è quasi d'obbligo scambiarsi un sorriso, ora nascosto dalle inevitabili mascherine, e un timido Bonjour Madame o Bonjour Monsieur. Qualcosa di inesistente in qualsiasi altra parte del mondo.
Insomma, per la sua organizzazione cittadina, per l'efficienza dei servizi offerti, Cannes somiglia sempre più a Palm Beach, al nord di Miami in Florida. Ma lì non mi piacerebbe vivere: troppo fredda nonostante il caldo sole delle sue meravigliose stagioni. A Cannes c'è il calore mediterraneo dei provenzali, che sono dei francesi molto più simili agli italiani che agli altri loro connazionali. L'aria che si respira è fine e sottile, leggera e romantica come le canzoni di Francis Cabrel o di Michel Polnareff. E il mare di Cannes non puoi non amarlo, perché è chiaro che lui ti ama, ti invita a bagnarti nelle sue acque limpide e tiepide. E se un giorno sembra iroso e arrabbiato per via di quel mistral che soffia violento e impetuoso, il giorno dopo è uno specchio immobile e invitante. Da cartolina illustrata!