Il segreto del successo delle serie televisive sta nell'abilità dei soggettisti e degli sceneggiatori. Il loro obiettivo è quello di tenere desta l'attenzione degli spettatori per tutta la durata di ogni puntata e riservare per gli ultimi secondi il colpo di scena clamoroso che li lascerà col fiato sospeso. Così aspetteranno con impazienza la nuova puntata che arriverà domani o forse tra una settimana e continueranno a fare audience su quel canale o su quella rete. Bravi, bravissimi!
Ma non sono stati loro ad inventare questo meccanismo dell'attesa.
Vi ricordate di quelle vignette satiriche di una volta in cui si vedeva una coppia di coniugi, ancora in vestaglia da camera, seduti uno di fronte all'altro e intenti a consumare la colazione del mattino? Invariabilmente lui leggeva un quotidiano che teneva spiegato a mezz'aria davanti a sé e lei, la moglie, dall'altra parte, completamente ignorata e arrabbiatissima, che imprecava e minacciava ogni sorta di ritorsioni. Quella situazione era uno specchio della vita quotidiana di quasi tutte le coppie: lui leggeva, in qualche modo si acculturava, lei no, restava la casalinga di sempre.
Nei primi decenni del XIX secolo, un francese, Louis-François Bertin, direttore del Journal des Débats, intelligente e acuto osservatore, si chiese perché mai gli uomini leggessero con costanza il loro quotidiano preferito e le donne no. Forse perché loro, le signore, non erano interessate alle variazioni di borsa o alle vicende politiche, né alla cronaca nazionale ed estera. Ma doveva pur esserci qualcosa che interessasse le brave casalinghe, tanto da invogliarle a leggere un giornale. Ma certo, pensò Bertin: l'amore, la passione, il tradimento, la colpa, il perdono. Insomma le grandi storie che toccano i sentimenti più profondi dell'animo umano. Ma nessun giornale avrebbe mai potuto accogliere tutta intera una vicenda ricca di fatti e personaggi. Ed ecco l'idea geniale: frazionare il romanzo in tante puntate, una al giorno o alla settimana, a seconda della periodicità del giornale. E per fare in modo che le lettrici avessero voglia di leggere il seguito, bastava creare una situazione choc alla fine di ogni puntata e… lasciarla lì, in sospeso fino al prossimo numero. C'era comunque un altro problema: in casa chi avrebbe avuto la precedenza nel leggere il giornale del mattino, l'uomo o la donna? Anche qui arrivò la soluzione: aggiungere alla normale foliazione un foglio volante e staccabile, oppure pubblicare il romanzo in appendice, in fondo al giornale. Ecco che era nato il “feuilleton”, il foglio in più o, come poi sarebbe stato chiamato in Italia. il “romanzo d'appendice”.
Per realizzare un tale progetto occorrevano maestri della penna. Ed ecco che gli editori francesi ricorsero a grandi nomi, come Victor Hugo, Alexandre Dumas padre, Honoré de Balzac e altri grossi calibri. I Miserabili, Il Conte di Montecristo, I Tre Moschettieri, I Misteri di Parigi, romanzi che hanno fatto epoca, tradotti in tutte le lingue, prima di essere raccolti in volume furono pubblicati a puntate come feuilleton.
Il fenomeno si ripropose presto anche in Italia e in altri Paesi europei. Scrittori del calibro di Gabriele d'Annunzio, , Liala si dedicarono a questo genere che qualche giornalista frettoloso definì dispregiativamente come “letteratura da cameriere”. Questo perché in francese c'è una bella differenza tra “femmes menagères”, che sono le casalinghe e “femmes de ménage” che sono le cameriere, le donne delle pulizie. Ma da noi, evidentemente poco avvezzi all'uso delle lingue straniere, il marchio meno nobile rimase incollato a quei romanzi popolari a puntate e, in seguito, anche ai fotoromanzi. E fu considerata tutta letteratura popolare, da cameriere, anche se fu proprio quel genere letterario a contribuire notevolmente all'alfabetizzazione di centinaia di migliaia, anzi di milioni di italiani.
Ecco come è nato il meccanismo dell'attesa che ci viene propinato in televisione. Ma occorre anche dire che soggettisti e sceneggiatori televisivi sono bravissimi, hanno imparato alla perfezione l'arte di tenere agganciato il pubblico a volte per un numero impressionante di puntate. “Dallas”, una serie del genere 'soap opera', fu prodotta dalla CBS americana dal 1978 al 1991 per ben tredici anni consecutivi. Pensate che dell'altra celebre serie americana, “Beautiful”, sono state prodotte e trasmesse più di 8.000 puntate.
Ecco dunque il “feuilleton” dei giorni nostri: la serie tv! E questa volta non sono solo le donne a fruirne. Nella trappola dell'attesa ci caschiamo tutti.
Bepi G. Marzulli (novembre 2019)