CROQUE MONSIEUR O CROQUE MADAME ?

Se non sapete che cosa sia un croque-monsieur, non conoscete niente della Francia e soprattutto di Parigi. Se, pensando di fare una vacanza a Parigi, non vi viene voglia di un croque-monsieur, meglio cambiare destinazione. Andate a Bruxelles dove forse vi verrà voglia di mangiare moules-et-frites. Oppure, se non vi piacciono le moules, cioè le cozze, potete andare a Londra dove al posto delle cozze vi daranno dei pesciolini fritti con le patatine e mangerete il regolare britannicissimo fish-and-chips. Ma, senza voler sminuire le glorie gastronomiche di altri Paesi, se fossi in voi mi informerei a fondo sul croque-monsieur e non rinuncerei affatto ad andare a Parigi...

E visto che sono qui, vi parlerò io del croque-monsieur, tanto per darvi una mano.

croque-monsieur-croque-madame

Chi vi dice che in fondo si tratta di un panino “prosciutto e formaggio”, non ha capito niente. In quelle due fette di soffice pain de mie carré (pane in cassetta di grandi dimensioni), oltre al prosciutto cotto e al formaggio gruyère c'è l'anima della città, ci sono le luci della Ville lumière, le note di canzoni celebri, i versi di Jacques Prévert e di Jacques Brel, le voci di Yves Montand e di Edith Piaf, i volti di Brigitte Bardot e di Jean Gabin, il pensiero profondo di Jean Paul Sartre e di Jean Cocteau e i colori delle tele di tanti impressionisti. 

Insomma, nel croque-monsieur, quintessenza della gastronomia francese, c'è l'air de Paris, un condensato di cultura e di storia di questa meravigliosa città. 

Allora seguitemi bene: scegliete la terrasse del bar di uno dei tanti boulevard parigini, non preoccupatevi troppo se il tavolino è microscopico e se è incastrato a malapena tra altri due tavolini affollati. Vedrete che nessuno vi disturberà né ascolterà i vostri discorsi, così come voi non sentirete niente di ciò che dicono gli altri. Ordinate un croque-monsieur e aspettate fiduciosi. Quando il cameriere ritornerà col suo prezioso carico, osservate bene cosa c'è nel piatto oltre alle patatine fritte. 

Croque-Monsieur-D.-Pimborough-shutterstockCROQUE MONSIEUR…

Se c'è uno scrigno dorato e fumante, quadrato e, ad occhio e croce, di almeno 12/13 centimetri di lato, dai cui bordi cola appena appena del formaggio fuso misto a sfumature rosa dovute al prosciutto di Praga ben cotto, e se la superficie di quello scrigno è ricurva, ricoperta di formaggio gruyère, fuso e dorato quanto basta, allora esultate: siete di fronte a un vero croque-monsieur

Non vi resta che prepararvi a gustarlo: sarà un'esperienza indimenticabile, ve l'assicuro!

Ma, attenzione! Può darsi che al posto di quel ben di Dio che vi ho descritto, vi servano due fette di pane integrale con tanto di crosta in bella mostra e all'interno non si sa che cosa. Be', sappiate che vi stanno spacciando per un nobile croque-monsieur, una rudimentale pagnotta che potreste trovare dovunque, senza bisogno di andare a Parigi.

Purtroppo, cose del genere accadono più spesso di quanto non si creda, anche a Parigi e perfino in bistrot e café rinomati. Ma voi non lasciatevi ingannare: pretendete il vero croque-monsieur

Croque-MadameCROQUE MADAME…

E, se volete togliervi uno sfizio, la prossima volta ordinate un croque-madame. È praticamente la stessa cosa, ma in più ha un bell'uovo ad occhio di bue piazzato in cima al croque-monsieur.

STORIA

Per concludere e per il rispetto che si deve alla storia e alla cultura in generale, vi dirò che l'origine del croque-monsieur è vaga e incerta. Lo storico René Girard nel suo libro Histoire des mots de la cuisine française del 1947, racconta che il proprietario del bistrot parigino Le Bel Age, un certo Michel Lunarca, avendo utilizzato del pan de mie al posto della solit baguette per confezionare un panino, al cliente sorpreso che gli chiedeva di che cosa fosse farcito il panino stesso, rispose con tono scherzoso: “di carne umana, di monsieur!”. 

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Che sia vero oppure no, non ha molta importanza, ma posso aggiungere che la prima volta che il croque-monsieur venne menzionato in un libro fu ne La ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, nel 1918. E scusate se è poco.

Maxime

 
Letto 1295 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Maggio 2019
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Bepi Marzulli

Barese di nascita, studi superiori a Torino e Roma, la sua città di adozione, Bepi Marzulli è iscritto all'Albo dei Giornalisti dal 1977. Le origini familiari, radicate nell'imprenditiorialità di cinema e teatro, gli hanno consentito, giovane studente universitario, di accostarsi al mondo dell'editoria scrivendo numerosi soggetti e sceneggiature per la più importante casa editrice di fotoromanzi, la Lancio, di cui, anni dopo, è stato Direttore Generale. Ha lavorato per molti anni a Parigi, a capo della Rusconi France, dirigendo riviste di moda come Femme e Mariages, di arredamento, Décoration Internationale, e di archeologia come L'Archéologue e Archéologie Nouvelle

Tornato a lavorare in Italia, ha creato e dirige da oltre vent'anni Axioma, una società di outsourcing editoriale che produce periodici e contenuti giornalistici per Editori come Mondadori, Rizzoli Rcs, Cairo. Collabora con varie testate, scrivendo di vari argomenti tra cui enigmistica e gastronomia.

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